Spreco alimentare: una sfida che ci riguarda tutti

spreco alimentare

Lungo la filiera alimentare, dal produttore fino al consumatore, una grande quantità di cibo destinato al consumo umano viene sprecata. Secondo uno studio della FAO sullo spreco alimentare ogni anno la quantità di cibo sprecata è circa un terzo di quella prodotta.
Questo fenomeno ha delle ripercussioni importanti perché produrre cibo richiede sforzi, risorse e investimenti, con un impatto sia di natura economica che ambientale.
La filiera alimentare utilizza infatti risorse idriche e fitofarmaci oltre a fonti energetiche di vario tipo (per macchinari agricoli, trasporto, conservazione e distribuzione). Ridurre gli sprechi significa quindi migliorare l’efficienza della produzione e ridurre lo sfruttamento di risorse naturali, per tutti questi motivi è un fenomeno che dobbiamo conoscere meglio.

Che cos’è lo spreco alimentare?

Quando si parla di spreco alimentare si fa riferimento a 2 concetti complementari: la perdita di cibo e lo spreco di cibo. Che cosa significano queste espressioni?

  • per perdita di cibo, o food loss, si intende in genere la quantità di cibo che viene accidentalmente dispersa o rovinata nella fase di produzione, post raccolta, lavorazione e distribuzione nella filiera di approvvigionamento;
  • con spreco di cibo, o food waste, ci si riferisce tipicamente al cibo che raggiunge la fase finale della filiera alimentare, e quindi i prodotti finiti che vengono scartati, per esempio perché deteriorati o scaduti. Si tratta soprattutto (ma non esclusivamente) di un processo che riguarda il momento di vendita al dettaglio e di consumo dei prodotti.

Quali sono i Paesi che sprecano più cibo?

Nel complesso i paesi industrializzati sono senz’altro quelli che sprecano più cibo, ma la percentuale di spreco supera quella dei paesi in via di sviluppo solamente per un margine ridotto. Questa situazione si spiega per via del fatto che gli sprechi alimentari possono verificarsi in varie fasi della filiera:

  • nei paesi in via di sviluppo lo spreco si verifica soprattutto nella fase di produzione e trasformazione del cibo (oltre il 40% degli sprechi), mentre nei paesi più industrializzati la tendenza è opposta: il 40% degli sprechi avviene a livello di vendita al dettaglio e di consumo;
  • nei paesi industrializzati lo spreco si verifica soprattutto nella fase finale, cioè quando il cibo arriva al consumatore. In Europa e Nord America un consumatore spreca in media 95-115 kg all’anno, mentre nei paesi dell’Africa subsahariana e del Sud-Est Asiatico lo spreco per consumatore si ferma a 6-11 kg all’anno.

 Spreco alimentare - Dati per paese

Fonte: FAO

Quali sono le cause dello spreco alimentare?

Nei paesi in via di sviluppo le cause degli sprechi sono soprattutto legate a limitazioni in termini di gestione manageriale e tecnica di raccolta, stoccaggio e trasporto del cibo, oltre a questioni che riguardano infrastrutture e packaging.
Nei paesi più industrializzati sono invece per lo più legate a una mancanza di coordinazione tra i diversi operatori coinvolti nella filiera, oltre al comportamento dei consumatori. L’attesa di certi standard di qualità può portare ad esempio a scartare determinati prodotti a causa della loro forma o del loro aspetto. Senza contare che una grande quantità di cibo viene sprecata a causa della mancanza di pianificazione da parte degli acquirenti, che porta alla scadenza di vari prodotti prima di essere stati consumati.

Quali sono le soluzioni per ridurre lo spreco alimentare?

Per ridurre lo spreco alimentare vi sono alcune soluzioni che possono essere adottate migliorando l’efficienza dello sfruttamento delle risorse.
In particolare nei paesi in via di sviluppo sono necessari investimenti per rinforzare infrastrutture e trasporti, mentre è necessario coinvolgere i produttori per migliorare le tecniche di raccolta, nonché di stoccaggio e packaging.
Nei paesi industrializzati è invece necessario coinvolgere la distribuzione, il retail e i consumatori per elaborare strategie per trovare un equilibrio tra la quantità di cibo prodotta e l’effettiva necessità, oltre a formare i consumatori per un atteggiamento consapevole e sostenibile nei confronti del cibo.

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